Octobre 21, 2013
Source: Ilsecolosix Italia
Professione: ladro di bambini
Da 8 mila a 200 mila euro per riportare a casa i figli rapiti dall’ex e nascosti all’estero
RAPISCONO bambini su commis sione. Si fanno pagare dagli 8.000 ai 200 mila euro. Non lavorano per conto di bande criminali dai traffici inconfessabili, ma per la mamma o il papà del piccolo da rapire. Sono contractor, bodyguard, mercenari privi di scrupoli abituati ad agire in zone di guerra. Rispondono alla chiamata disperata di un uomo o di una donna che vuole riavere il bam bino portato via illegalmente dall’ex consorte nel pieno di una guerra se guita alla separazione. È proprio al lora che per i figli comincia il vero pericolo. Paradossalmente, proprio quando tutto è stato finalmente fis sato per legge, per i bambini inizia il rischio. L’attimo che lo precede è la separazione sancita dal giudice e l’affidamento al padre o alla madre. A quel punto, l’altro entra in guerra. Con un unico scopo: rapire il figlio. Portarlo via all’odiato ex. Non far glielo vedere mai più. Non fargli sa pere più nulla.
«Peggio che se fosse morto» come racconta un padre disperato, che si è rivolto a loro: i contractor, chiamati a un secondo rapimento perriportare il bimbo nella casa d’origine. Con un blitz degno dei Seals e con metodi che di legale hanno poco o nulla. Co me si può intuire nel caso di un mi nore che deve attraversare frontiere come fossero zebre pedonali. Senza neppure capire che cosa gli stia ac cadendo. Specie se ha «tra i 2 e i 5 an ni». E un record imbattibile, già vit tima di due rapimenti: il primo che lo portato via da casa. Il secondo, che ce lo ha riportato in modo rocambo lesco.
Il Secolo XIX è entrato in contatto con una di queste agenzie. Agenzie legali, certamente, che si trovano su internet e si occupano di «sicurezza a tutti i livelli», ma che pur di rag giungere lo scopo, operano anche al di là della legge. Com’è illegale, ap punto, il rapimento di un minore. E come ben sa il genitore affidatario, che ha tremato ogni volta che l’ex si portava via il figlio per il weekend. Fino alla volta in cui il piccolo è sva nito per sempre. E non c’è battaglia legale che tenga. Il bambino è spari to nel nulla. Come il genitore al qua le non era stato affidato. Ma che l’ha rapito, in questa guerra senza fron tiere nota anche in Usa come “pa rental abduction”. Uno dei molti servigi pubblicizzati on line dalle agenzie di contractor. Che non sem pre la passano liscia.
L’esperienza della Abp World Group Ltd è esemplare. Il primo e unico, finora incidente di percorso, che ha fatto emergere i nuovi ingaggi.
ai quali sono chiamati i contractor ri guarda due di loro. Sono finiti in cella a Tunisi, dopo il mancato recupero del figlio di un’americana. Dietro le sbar re avevano messo pure lei. Ma gli Usa hanno pur sempre il loro peso e dopo qualche giorno è stata rilasciata. Sono ancora reclusi in Tunisia da dodici mesi Daniel Bakke, 37 anni, e Per Ake Hegesson di 52, «ex militari pro fessionisti, come tutto il personale che lavora da contractor». Chiedono la scarcerazione da Mornaguia.
«Uno sventurato incidente, il primo in 13 anni di attività» lo liquida Martin Waage, norvegese, «più o meno 40 an ni», managing director di “Abp World Group Ltd.”, con «sede a Malaga e fi liali in tutto il mondo, Italia compre sa». No, nessun altro dettaglio. Né no mi. Daniel spiega che la Abp, «soltanto negli ultimi tempi», s’è occupata di «circa 200 casiinmezzomondo».Tut ti risolti felicemente. «Come in Tosca na, con recupero dalla Russia». O «in via di definizione in Sudamerica, per due padri di Trieste». Inutile chieder gli con quali sistemi. Il «passaggio del le varie frontiere» rimane argomento «off limits». Con la solita spiegazione, peraltro molto gentile: «Questioni di sicurezza». Impossibile saperne di più anchedeicontractor,chelavoranoper lui: «Tutti ex militari, anche un italia no. E tutti genitori». «Certo incalza Daniel sanno come trattare i bambi ni, riducendo al massimo lo stress, du rante la liberazione». Come dire: cau tele psicologiche, ma anche un volto conosciuto. «Certo, c’è un parente». Il genitore, che ha contattato l’Abp? «Spesso» ammette Waage.
Inorridisce Ernesto Caffo, presi dente di Telefono Azzurro. «Sono ap pena tornato da Bruxelles, dove s’è riunita una commissione su questo problema in forte espansione fa sa pere il professore . C’erano compo nenti di tutti gli Stati Ue e una delega zione di polizia americana. Anche là il rapimento di minori da parte del geni tore non affidatario è ormai un’emer genza sociale». Tanto da farrecupera re il minore rapito con un altro rapi mento? «Sono moltissime le agenzie che operano in questo senso. Anche in Francia e Svizzera. Specie dopo l’aper tura di Schengen, con la scusa del weekend o della vacanza, il bambino si porta via al coniuge affidatario. Spari sce» spiega Caffo. «Anche nei matri moni misti, aumentano le separazio ni. E il rapimento è prassi abbastanza usuale. Sa quanti tremano, quando il coniuge prende il bambino per un per messo? Spesso è l’ultima volta che ve dono il figlio. Sono almeno 200 all’an no». Ai quali ne vanno aggiunti alme no altri 200 soltanto per chi s’è rivolto all’Abp. E allora, anche se Caffo invoca come soluzione «avvocati molto pre parati», di fronte al rapimento del bambino non resta che la soluzione choc dei contractor.
«NOI SIAMO l’ultima spiaggia. Quando un genitore arriva a noi, ha già tentato di tutto. È disperato».
E si rivolge all’ABP World Group, di Martin Waage, 40 anni, norvegese, «ex militare e paramedico». La sua agenzia, con sede in Spagna, a Malaga, è emersa dall’anonimato che av volge tutti i contractor dopo che due dei suoi sono finiti in carcere in Tunisia.
In cella da un anno, in attesa di giudizio. Il primo caso era andato bene: avevano ripreso la bimba di una norvegese, Anja Vebeka Olsen, rapita dal padre tunisino Noureddi ne Ouni. Svanita in Tunisia, la picco la era poi riapparsa in foto abbrac ciata alla madre. La Tunisia, li aspet tava al varco. Fatale un altro caso di un tunisino che aveva rapito la figlia avuta con un’americana. Stavolta, i due contractor vengono beccati dal la polizia, con la donna. Dopo tre giorni, lei con passaporto Usa è li bera. Loro no. Dalla detenzione,
emerge il mondo dei contractor che riportano a un genitore i figli rapiti dall’altro e svaniti in altri Stati.
Waage, come fidarsi di chi fa rapire un figlio già rapito?
«Controlliamo prima i documen ti. Se chi si rivolge a noi è il legittimo affidatario del minore, allora si agi sce. Ma sempre e soltanto con docu menti alla mano».
E i documenti per “ripartire” col minore liberato?
«I documenti sono l’ultimo dei problemi. Ma non è certo il caso di scendere in dettagli».
Bimbi portati via, come?
«Auto, yacht, aerei privati…».
Al costo di?
«Dagli 8.000 ai 200 mila euro per i casi più complessi e per noi più ri schiosi».
Come in Tunisia?
«Unico incidente in 11 anni di atti vità e migliaia di casi risolti».
Casidiminoriitaliani?
«Nell’ultimo periodo tre».
In quali regioni?
«Uno, in Toscana: caso chiuso. Il padre non vedeva la figlia da due an ni: la madre, russa, l’aveva rapita e lo ricattava chiedendogli soldi».
Trovata?
«Certo. Riportata dal padre, che, parole sue, è tornato a vivere».
Un trauma per questi bimbi.
«L’operazione è abbastanza rapi da. Si studia molto bene il prima. Ma il blitz dura pochissimo».
Chissà la paura…
«I nostri contractor sono tutti pa dri. E si sanno muovere: sono ex mi litari con ottima preparazione».
Ma un bimbo si spaventa.
«I nostri sanno come ridurre al minimo lo stress per i bambini. E poi con loro, c’è sempre qualche paren te per rassicurarli».
Cioè il padre o la madre.
«Esatto».
Entratiillegalmenteconvoi?
«Non posso parlare di come ope riamo».
I bimbi che età hanno?
«Di solito dai 2 ai 5 anni».
Qualcuno ha rifiutato di torna re col genitore affidatario?
«Mai successo. I bimbi sono tutti molto contenti di tornare a casa: ne erano stati sradicati».
Chiuso un caso italiano in To scana e gli altri due?
«Sono ancora aperti. È un lavoro impegnativo. Altri due padri, sì. Sta volta a Trieste. Le madri hanno por tato i bambini in Sudamerica. Non è facile, ma andrà bene».
Quanti lavorano con lei?
«Una decina di collaboratori e al tri in giro. Di ogni nazionalità, sì».
Anche italiani?
«Uno. Molto bravo. Però, non mi chieda di più.
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